La Prima Guerra Mondiale

battaglia di custoza

Il proclama di re Vittorio Emanuele con il quale ha inizio per l'Italia la Prima Guerra Mondiale. L'iscrizione è riportata, assieme al proclama del generale Diaz, sui basamenti su cui poggiano i gruppi bronzei a decorazione del ponte della Vittoria a Verona.

Dopo gli anni di crisi successiva all'annessione del 1866 Verona incomincia a trovare una sua nuova dimensione economica, bilanciando la vocazione agricola con quella manifatturiera. Nelle zone pianeggianti a sud della città vanno infatti sviluppandosi nuove industrie e opifici, favoriti dalla posizione strategica al centro delle vie di comunicazione che attraversano il nord Italia. Verona si affaccia al nuovo secolo con un rinnovato ottimismo ed entusiasmo vivendo anche lei la sua porzione di Belle Epoque.
Di lì a pochi anni la Grande Guerra sarebbe purtroppo arrivata anche a Verona, cancellando i sorrisi dai visi dei suoi cittadini. La posizione strategica di Verona che finalmente sembrava favorire scambi e commerci invece che guerre ed assedi, tornava a rivendicare il ruolo militare della città che sarebbe poi continuato con la Seconda Guerra Mondiale e infine con la guerra fredda.
Dopo l'annessione del Veneto nel 1866, il comandante della piazzaforte generale Pianell, aveva elaborato il sistema ideato per la difesa del territorio dagli austriaci: il celebre Quadrilatero. Il sistema era stato “rovesciato” verso nord. Verona continuava ad esserne il fulcro, integrato però con le fortificazioni di Rivoli alle pendici del monte Baldo, monte Pastello, monte Tesoro, monte Santa Viola e San Briccio di Lavagno e continuando poi verso est con le fortificazioni di Vicenza e Belluno. Simili sistemi erano stati approntati dagli austriaci sul fronte opposto, consci che gli italiani avrebbero prima o poi cercato di risolvere il problema aperto delle delle città irredente, Trento e Trieste soprattutto.

 

Lo scoppio della guerra

 

Dopo un lungo periodo di relativa pace e tranquillità l'Europa era nuovamente attraversata da crescenti tensioni politiche ed economiche che risvegliavano problematiche mai risolte dagli infiniti scontri dei secoli passati a cui se ne aggiungevano di nuove. Territori contesi, aspirazioni nazionaliste, volontà di supremazia delle potenze coloniali, da lì a poco questa miscela esplosiva sarebbe deflagrata nella I Guerra Mondiale, il più grande scontro tra nazioni, il più grande massacro di uomini che la storia avesse mai conosciuto fino a quel momento. L'attentato di Sarajevo fu solo il pretesto per dare avvio agli scontri nel 1914 con gli imperi centrali Austria-Ungheria e Germania contrapposti alla triplice alleanza di Francia, Inghilterra e Russia. L'Italia mantenne inizialmente una posizione neutrale, seppur attraversata da forti movimenti interventisti. Tuttavia il governo incominciò progressivamente a considerare la guerra come un'occasione per ottenere l'annessione dei territori irredenti: oltre a Trento e Trieste anche l'Alto Adige, Gorizia, l'Istria. Furono quindi avviate trattative con entrambi gli schieramenti per contrattare il proprio intervento a favore della coalizione che avrebbe concesso di più all'Italia. Nel 1915 fu stipulato un patto segreto con l'intesa anglo-francese. L'Italia sarebbe entrata alfine in guerra contro l'Austria.

 

Il ruolo di Verona

 

monumento prima guerra mondiale

Il monumento che ricorda le vittime del primo bombardamento aereo su Verona. Il 14 novembre del 1915 un'incursione aerea austriaca in piazza Erbe, il cuore della città. Al suono dell'allarme in molti si rifugiarono sotto il porticato della domus mercatorum peggiorando così il numero delle vittime. Morirono in 37, 48 furono i feriti.

 

Le dotazioni infrastrutturali che Verona aveva ereditato dalla dominazione asburgica rendevano la città un importante centro logistico, con il panificio militare della Santa Marta, l'ospedale militare, il vecchio arsenale austriaco, due stazioni ferroviarie da cui potevano partire i convogli di truppe e vettovagliamenti verso il fronte orientale. A Boscomantico, dove oggi ha sede l'aeroporto turistico, venne realizzato un'aerobase per dirigibili e aeroplani, i nuovi protagonisti dell'azione bellica alla quale ora si aggiungeva ora anche lo spazio aereo.
Il 24 maggio tre compagnie del battaglione alpino Verona prendevano posizione sulle pendici del Monte Baldo da cui si potevano vedere le postazioni austriache di Riva del Garda. Altre truppe si assestavano sul monte Carega. Oltre all'apparentemente lontano fronte orientale operazioni interessavano la più vicina Val d'Adige, poco a sud di Rovereto, non troppo distante da Verona, ma sufficiente per dare alla città un certo senso di tranquillità.
L'illusione che la guerra fosse lontana fu rotta tragicamente il 14 novembre 1915. Un'incursione aerea austriaca colpì infatti il cuore della città: piazza Erbe. In pieno giorno, con il mercato affollato, le vittime furono 37, 48 i feriti. Anche Verona era ora toccata direttamente dal conflitto. Oggi, sul luogo in cui piovvero le bombe austriache, proprio affianco alla Domus Mercatorum, un monumento ricorda il tragico episodio.
Nella primavera del 1916 la controffensiva austriaca portò le truppe nemiche ad avanzare in Val d'Adige e sul col Santo-Pasubio. A Verona si diffuse un certo timore per l'avvicinarsi della linea del fronte. L'esercito italiano tuttavia resistette. Il conflitto era sempre più una tragica e sanguinosa guerra di posizione. Alto fu il prezzo in vite umane pagato dalla città. Numerosi furono infatti gli alpini veronesi che caddero sul Pasubio e sull'Ortigara.
1917, il fronte orientale viene rotto a Caporetto permettendo il dilagare delle truppe austro-tedesche. L'esercito italiano si ritira disordinatamente abbandonando armi e mezzi. Molti veronesi ritirarono i propri depositi bancari e si prepararono ad abbandonare in fretta e furia la città temendo che il nemico potesse avere libero e rapido accesso fino almeno al sistema di difesa naturale Garda-Adige-Mincio. L'esercito italiano invece riuscì ad attestarsi lungo il Piave, riorganizzandosi per l'estrema difesa. Lo scontro decisivo fu sul Grappa e a Vittorio Veneto, ma combattimenti si ebbero anche in Vallarsa, Val d'Adige e sul monte Baldo. Il 28 ottobre l'esercito austriaco ormai stremato iniziò la ritirata. Il 4 novembre per l'Italia finiva la prima guerra mondiale. A Verona la memoria della guerra fu affidata ad alcuni monumenti come quello in ricordo delle vittime dell'incursione aeree su piazza Erbe, eretto nel 1920, e il ponte della Vittoria, realizzato dall'architetto Ettore Fagiuoli e decorato da statue bronzee di guerrieri antichi e vittorie alate. Alla base l'epigrafe che riporta il proclama del generale Diaz, comandante in capo dell'esercito italiano.

 

ponte della vittoria verona

Una delle statue in bronzo che decorano il ponte della Vittoria, realizzato negli anni '20 per commemorare la vittoria, per quanto "mutilata", dell'Italia nella prima guerra mondiale.

Le guide turistiche di Verona organizzano itinerari tematici alla scoperta della Verona della prima guerra mondiale e del primo novecento, con gli edifici militari, eredità della dominazione austriaca che fecero di Verona importante centro logistico e i monumenti commemorativi.

 

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