L'età imperiale

porta borsari

La facciata di porta borsari (I secolo a.C.). In epoca imperiale, i vecchi monumenti repubblicani in mattoni vengono abbelliti da facciate in pietra bianca.

 

Instauratosi l'Impero, grazie ad Augusto, i confini dei territori controllati da Roma si estesero a nord di Verona, includendo la Rezia, e più su verso il nord Europa.
Verona si trovò ancora di più al centro di questo movimento di espansione, non solo grazie alla via Postumia, ma anche grazie alla via consolare Claudia Augusta, costruita lungo il corso della Val d'Adige fondamentale collegamento tra la penisola italica e il cuore dell'Europa. Verona, all'incrocio della via Postumia, via Gallica e via Claudia Augusta era quindi il punto nevralgico dello scacchiere, il quadrivio dell'Impero, base da cui partivano le legioni riunite in esercito permanente.
Verona diventa quindi la città più importante del nord della penisola italica, centro di importanti scambi di merci, ecc. Lentamente, la grande opulenza si trasferisce anche nell'urbanistica e Verona si abbellisce di monumenti e decorazioni. Di fronte alle semplici porte di accesso alla città, Porta Borsari e Porta dei Leoni, in mattoni, vengono innalzate delle facciate in pietra bianca riccamente decorata. Sempre di questo periodo è anche il teatro romano e sebbene non più visibili, si possono immaginare i ricchi palazzi religiosi, pubblici e privati come il Campidoglio, la Curia, la Basilica, le Terme, le varie domus con pavimenti musivi, tutti edifici i cui resti sono presenti in varie zone della città, attorno a piazza delle Erbe e sotto il Duomo.
Verona mantenne la sua posizione di prestigio anche in età Flavia (68 d.C. - 96 d.C.) quando venne costruita l'Arena, il celebre anfiteatro, terzo in ordine di grandezza dopo il Colosseo e l'Arena di Capua. Le dimensioni dell'Arena, atta a contenere l'intera popolazione veronese dell'epoca (circa 20.000 persone) resero obbligatoria la sua costruzione fuori dalle mura cittadine. D'altro canto, i confini dell'impero spostati ormai molte centinaia di miglia a nord della città, rendevano superflue le mura.
Verona superata quindi la vecchia cortina muraria di età repubblicana, prese ad espandersi nelle aree limitrofe. Mosiaici rinvenuti negli scantinati degli edifici che sorgono lungo corso Cavour, la vecchia via Postumia, fanno pensare che ai lati dell'importante via di comunicazione, nello spazio compreso tra porta Borsari e l'Arco dei Gavi, vi fosse stata una nuova espansione urbana.

 

La minaccia alemanna

 

Trascorsero così quasi tre secoli di pace e prosperità, i più floridi dell'Impero, fino a quando, nel 265 d.C, Verona si si trovò nuovamente città di confine, sulla via di quella che fu una delle prime popolazioni germaniche a tentare la calata nelle zone più prospere dell'Impero: gli Alemanni.
Sono ancora lontani gli anni delle vere e proprie invasioni barbariche e delle loro devastazioni, ma già nel 265 d.C. gli Alemanni si avvicinano pericolosamente a Verona, tanto da far temere per una possibile invasione. L'imperatore in quegli anni era Gallieno (218-268) sotto il quale vennero restaurate integralmente le mura che in più di due secoli di pace dovevano essere ormai in un pessimo stato di conservazione. In soli sei mesi le mura di Verona vennero letteralmente ricostruite e rese nuovamente in grado di proteggere la città. Il tempo a disposizione non permetteva tuttavia di andare troppo per il sottile o di badare tanto all’”estetica”, e nell’opera si utilizzò quanto vi era a disposizione di già pronto: iscrizioni, sculture, decorazioni, lapidi, ciottoli di fiume, mattoni, tutto ciò che poteva servire ad innalzare il muro di difesa venne utilizzato. Ancora oggi nei pochi resti delle mura di Gallieno si possono scorgere distintamente, sparsi tra pietre e mattoni anonimi, bassorilievi, frammenti di epigrafi, cornicioni decorati, pietre staccate chissà da quali palazzi dell’opulenta Verona imperiale e andati a rappezzare e rafforzare il muro difensivo. Guardandoli non si può non pensare a quali sentimenti e in che stato d’animo dovessero sentirsi i veronesi di allora, vissuti fino a quel momento in pace e tranquillità, di fronte alla minaccia. Il muro venne esteso andando ad inglobare anche l’Arena e parti della nuova espansione urbana. Secondo alcuni archeologi anzi, l’Arena avrebbe potuto forse diventare parte stessa della struttura difensiva, un torrione o una specie di bastione. La minaccia alemanna alla fine non giunse mai a Verona, i barbari vennero sconfitti presso il Benacus (l'attuale Lago di Garda) ma da allora la città si trovò sempre di più sul tragitto delle ondate barbariche che con sempre maggiore frequenza penetrarono nella penisola proprio lungo quelle vie di comunicazione che ne avevano fatto la fortuna nelle epoche passate. Le mura di Gallieno non riuscirono a tenere fuori da Verona quel nuovo mondo che con violenza e distruzioni stava imponendo il suo corso.

 

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