Carlo Magno

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Carlo Magno in battaglia. Da una miniatura de "Le Cronache del Mondo" della Biblioteca di San Gallo.

 

AVerona era iniziato il regno longobardo sulla penisola e, fatalmente, a Verona finì.
A metà del 700 Bisanzio, pur mantenendo ancora alcuni territori nella zona centrale della penisola tra Ravenna ed Ancona, aveva sempre meno influenza sulla sua politica. I Longobardi avevano ormai consolidato il proprio potere e anzi alcuni loro re, Liutprando e Astolfo in particolare, incominciarono a maturare progetti di unificazione. Al diminuire dell'influenza bizantina tuttavia venne via via aumentando l'influenza del papato che nella penisola era ormai una forza politica al pari del re longobardo e ad esso si contrapponeva nelle mire espansionistiche. Sentendosi minacciato da Astolfo, che aveva occupato alcuni territori contesi, Papa Stefano III chiese aiuto al re dei Franchi Pipino, il quale diede inizio a quell'influenza franca sulla penisola che si concluse con l'annessione dell'Italia al Sacro Romano Impero di Carlo Magno.
Carlo Magno, succeduto al padre Pipino, sotto l'influenza della madre cercò inizialmente una politica di equilibrio con i longobardi, tessendo alleanze e sposando Ermengarda (che si chiamava in realtà Desiderata), la figlia dell'allora re d'Italia Desiderio.
Il nuovo papa Adriano I tuttavia non si rassegnava all'ingombrante presenza longobarda e, presa a pretesto l'annosa contesa sui territori dell'Esarcato di Ravenna e della Pentapoli, riuscì a tessere una serie di accordi politici che scatenarono la guerra tra i Franchi di Carlo Magno e i Longobardi di Desiderio. Le drammatiche vicende furono mirabilmente tradotte in poesia dal Manzoni ne L'Adelchi, in cui l'autore de I Promessi sposi rappresentò simbolicamente il dramma dell'Italia della Restaurazione. Carlo Magno ripudia Ermengarda, che muore di disperazione "Sparsa le trecce morbide sull'affannoso petto...", rompe le difese longobarde alle Chiuse di Susa e dopo un breve assedio irrompe a Pavia e cattura Desiderio. Il figlio di quest'ultimo, Adelchi, riesce a fuggire e ad asserragliarsi a Verona. La città, che come abbiamo visto era ben fortificata, anche più della stessa capitale Pavia, sarebbe forse riuscita a resistere, ma cedette a causa del tradimento di Anselmo Vetturi, notabile locale, che aprì le porte ai Franchi. All'assedio di Verona è probabile che partecipassero i paladini di Carlo Magno, Orlando e Oliviero, resi poi immortali nella Chanson de Roland e scolpiti alcuni secoli dopo a protezione dell'ingresso del Duomo di Verona.
Con la presa di Verona e la fuga di Adelchi a Bisanzio si concludono formalmente i due secoli longobardi in Italia. Era il 774. Carlo Magno continuò la sua campagna a favore della cristianità e del suo potere personale, contrastando l'avanzata islamica a ovest, sottomettendo ai Franchi e al cattolicesimo i feroci Sassoni e le altre popolazioni barbariche e pagane che ancora si agitavano nel centro Europa. A Roma, la notte di Natale dell'800, il dissolto Impero Romano d'Occidente veniva formalmente ricostituito nel Sacro Romano Impero e Carlo Magno ne era incoronato Imperatore. Diviso l'Impero in tre macro aree, mise a capo del Regno d'Italia il figlio Pipino.
Con Carlo Magno si consolida anche nella penisola il sistema feudale. Anche Verona divenne una contea, il cui territorio diviso tra vari vassalli, non di rado vescovi, darà vita a quelle corti signorili ed ecclesiastiche che protratto il loro potere fino ai primi secoli del mille contribuirono alla nascita dei liberi comuni e ai tristemente famosi scontri tra guelfi e ghibellini.

 

Verona e il Re Pipino

 

Verona ancora una volta sarà città favorita dal nuovo re, Pipino, che vi soggiornò spesso. La città, oltre ad essere sempre ben munita, si trovava in posizione strategica per il collegamento con la Baviera e la Germania tramite la Val d'Adige. Verona inoltre rappresentava un solido baluardo a protezione dei confini orientali dove ancora si agitavano popolazioni ostili, in particolare gli Avari e gli Ungari.
La ritrovata stabilità e la presenza del re in città diedero vita a una grande opera di rinnovamento edilizio come non si vedeva dai tempi di Teodorico. Vennero restaurate e irrobustite le mura e riedificate numerose chiese tra cui San Zeno, che poté nuovamente accogliere le reliquie del santo. Vennero anche risistemate o ricostruite integralmente anche le chiese di San Procolo, San Lorenzo, Santa Maria Matricolare (il Duomo), Sant'Elena, San Giovanni in Fonte, Santa Maria Antica. Pipino, durante i suoi soggiorni veronesi, doveva risiedere presso il palazzo di Teodorico o, più verosimilmente, presso l'Abbazia di San Zeno, che diede così il via a quella tradizione di ospiti illustri che ne garantirono il sempre maggior prestigio e ricchezza. La chiesa, risalente alla morte del santo nel 380, doveva già essere completata nel suo ingrandimento e restauro il 21 maggio dell'807, quando vi vennero riportate le reliquie del santo temporaneamente custodite nella Cattedrale. L'episodio è rappresentato in un affresco all'interno della chiesa nel quale i santi Benigno e Caro sono ritratti nell'atto di spostare il corpo del patrono di Verona. Il 21 maggio è ancora oggi il giorno in cui si celebra San Zeno.

 

L'Arcidiacono Pacifico

Quella che venne anche definita "Rinascita Carolingia", si espresse anche a Verona con un sostegno alle lettere e alla cultura, delle quali, pur essendo lui illetterato, Carlo Magno riconosceva la fondamentale importanza. Fulcro di questo impulso culturale fu l'Arcidiacono Pacifico, mitica figura di genio poliedrico esperto di architettura, metallurgia, scultura, meccanica, astronomia e che secondo una tradizione senza in realtà grandi fondamenti, oltre ad alcuni orologi soloari, fu inventore di una sorta di rudimentale bussola. Molte delle chiese ricostruite in questo periodo lo furono grazie a suoi progetti e fornirono la base su cui i restauri e ingrandimenti seguiti al terremoto del 1117 hanno creato gli edifici religiosi che ancora oggi possono essere ammirati a Verona. Qualcuno addiritura ipotizza che alcune delle celebri formelle del portale bronzeo di San Zeno possano essere state da lui realizzate. Si tratterebbe di quelle più antiche, la cui datazione rimane tuttora incerta. Tra esse la figura di monaco scultore rappresenta quasi certamente un autoritratto del misterioso autore, cosa più unica che rara per un'epoca in cui l'artista non era niente più che un semplice artigiano. Chi eseguì quella formella doveva sicuramente avere un certo livello culturale e coscienza del valore della propria opera.
L'Arcidiacono Pacifico si dedicò con particolari energie all'incremento dell'attività dello Scriptorium annesso alla Biblioteca Capitolare, una delle più antiche al mondo tra quelle ancora esistenti. Lo Scriptorium infatti esisteva almeno dal V secolo, nato affianco a una scuola per la formazione dei nuovi sacerdoti, vi venivano composti o copiati su pergamena i testi in uso alla scuola.
L'Arcidiacono Pacifico copiò egli stesso o fece copiare 218 codici, un numero eccezionale per un epoca in cui i libri erano oggetti rarissimi e preziosi, tanto che una raccolta di una cinquantina di volumi avrebbe già costituito una biblioteca di tutto rispetto.
Proprio in questi anni a cavallo tra VIII e IX secolo si fa risalire l'Indovinello di Verona, il più antico esempio di "letteratura" volgare italiana, realizzato da un amanuense dello scrittorio veronese e scoperto nel 1924.

 

L'eredità di Carlo Magno

Carlo Magno morì nell'814. Quattro anni prima era morto il figlio Pipino, forse per la malaria contratta nel tentativo di sottomettere i territori lagunari dove stava sorgendo una nuova potenza: Venezia. Pipino fu sepolto a Milano, nella basilica di Sant'Ambrogio. Proprio a testimonianza del forte legame con Verona, una leggenda volle che la tomba romana che si apre lugubre e misteriosa, nel giardino a fianco di San Zeno, fosse quella del re franco.

Per quanto ormai mutate e alterate dai secoli, molte sono le testimonianze dell'epoca carolingia a Verona. Assieme alle guide turistiche di Verona è possibile visitare con itinerari guidati appositamente strutturati, i frammenti delle chiese dell'Arcidiacono Pacifico e della città pipiniana. Per maggiori informazioni scrivete alle guide turistiche di Verona.

 

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