San Zeno

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San Zeno è la chiesa del santo patrono di Verona, perfetto esempio di stile romanico, uno dei luoghi da visitare in città. All'interno vi sono straordinarie opere d'arte come il celebre e misterioso portale in bronzo e la pala di Andrea Mantegna, capolavoro del rinascimento.

La facciata della basilica di San Zeno

La visita guidata di San Zeno può essere completamento e integrazione di un tour di Verona o una destinazione a sé per uno speciale approfondimento. Ideale come visita didattica per scolaresche che vogliano approfondire tematiche come medioevo, stili architettonici e artistici.

Per info & Visite Guidate a San Zeno:

+39 333 2199 645 info@veronissima.com P.I. 03616420232 C.F. CPPMHL74L13L781C

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La visita guidata a San Zeno

Durata della visita guidata
Da 1h a 2h circa, a seconda dell'interesse e grado di approfondimento richiesto.
Ingresso

Gratuito per i residenti a Verona e provincia e per ragioni di culto.

A pagamento per turisti non residenti.

Parcheggio

Le macchine possono accedere e parcheggiare sull'antistante piazza San Zeno.

I bus turistici possono fermarsi per la salita e discesa dei passeggeri in via Pontida, a meno di 200m dall'ingresso della basilica.

La basilica di San Zeno vista dall'alto

Veduta d'insieme del complesso della basilica di San Zeno. A destra della chiesa il campanile, a sinistra la torre merlata della vecchia cinta difensiva, di cui si intravede una porzione di muro. L'ampia zona verde sulla sinistra era l'area originariamente occupata dall'abazia benedettina.

La Facciata

La facciata della basilica di San Zeno ha una semplice ed elegante struttura "a capanna" tipica dello stile romanico.
Due lesene triangolari dividono la superficie in un corpo centrale e due ali laterali più basse, corrispondenti alle navate interne. La decorazione è sobria, con un ritmo di lesene più sottili, archetti pensili e una fascia centrale di bifore cieche che la attraversa orizzontalmente. La facciata è realizzata in tufo abbinato al marmo rosa di Verona di alcuni elementi decorativi. A seconda della luce e delle ore della giornata la facciata cambia sfumature di colore, dal pallido bianco crema della mattina, a un intenso giallo arancio del tardo pomeriggio.

Il Rosone e la Ruota della Fortuna

Il rosone della basilica di San Zeno

La facciata di San Zeno è dominata dal grande rosone. Nella ghiera vi sono sei formelle a bassorilevo. Rappresentano un uomo nelle varie condizioni in cui può venire a trovarsi secondo le alterne fortune della vita. Immaginando il rosone come un orologio, a ore 12 l'uomo è un re, seduto su un trono e vestito sontuosamente. A ore 2 la sua fortuna cambia e inizia la discesa in cui perde progressivamente i bei vestiti e il prestigio finché, a ore 6, è nudo e disperato. Poi a ore 8 e 10 vi è la risalita e il progressivo miglioramento della sua condizione e abbigliamento.
La scritta al centro, in latino, è un monito a non fidarsi della fortuna.

En ego Fortuna moderor mortalibus una / Elevo, depono, bona cunctis vel mala dono


L'opera fu realizzata da Brioloto, il maggiore scultore romanico a Verona.

Il Protiro

L'ingresso alla basilica di San Zeno è caratterizzato dal protiro, la tipica edicola in pietra di molte chiese medioevali. È sorretto da due colonne che poggiano su grandi sculture di leoni realizzate nel più tipico marmo rosso di Verona.

I Mesi

In alto, nei semitravi, 12 formelle a bassorilievi (tre per ogni lato lungo) raffigurano i mesi dell'anno come un vero e proprio calendario per immagini. I soggetti riflettono la cultura contadina e popolare del medievo, ogni mese associato a un lavoro agricolo: giugno la mietitura, luglio la raccolta della frutta, agosto la realizzazione delle botti che serviranno a settembre per la vendemmia, ottobre l'ingrasso dei maiali con le ghiande, novembre la loro macellazione, ecc. Sorprende come maggio sia stato raffigurato con un cavaliere che va alla guerra. Tale era la frequenza con cui venivano intraprese le campagne militari all'inizio della stagione dei raccolti così che gli eserciti, saccheggiando le campagne, avessero di che nutrirsi.

La lunetta

L'ingresso è sormontato da una lunetta decorata a bassorilievo. Al centro è San Zeno, con mitra e pastorale vescovile, in piedi vittorioso sul demonio. Sta benedicendo l'esercito di Verona: cavalieri alla sua destra e fanti a sinistra. La lunetta del portale di San Zeno, realizzata a metà del XII secolo, è considerata l'atto di nascita del Comune di Verona. La nobiltà terriera rappresentata dai cavalieri e la borghesia cittadina rappresentata dai fanti, sono accomunate nella difesa della città.

Se vuoi approfondire: La nascita del Comune di Verona

I Bassorilievi

Ai lati del portale, sulla facciata, un ciclo di formelle di pietra scolpite a bassorilievo rappresentano scene dell'Antico Testamento sulla destra e del Nuovo Testamento sulla sinistra. Sono caratterizzate da quella semplicità, immediatezza e facilità di comprensione che caratterizza molte decorazioni medievali di chiese che si rivolgevano a popolani per lo più analfabeti. In questi casi si parla infatti di "Bibbia dei Poveri".

Teodorico

In fondo a ciascun pannello due riquadri per parte non sono identificabili con nessun episodio biblico. Da un lato un duello di cavalieri che termina con la morte di uno dei due. Dall'altro un uomo a cavallo insegue un cervo braccato da cani da caccia.

Le formelle a sinistra raffigurano il duello tra Teodorico e Odoacre con la sconfitta di quest'ultimo, che si svolse nel 489 alle porte di Verona.
Secondo la leggenda è in quell'occasione che nacque uno dei piatti-simbolo della tradizione culinaria veronese: la Pastissada de caval.

Se vuoi approfondire: Teodorico a Verona

Quelle di destra invece rappresentano la "caccia infernale", la leggenda per cui Teodorico venne attirato in un tranello e trasportato da un cavallo demoniaco direttamente all'inferno. Sulla destra si intravede un diavolo seminascosto che spia la scena. La scultura avrebbe ispirato Giosué Carducci per la stesura della sua celebre poesia.

...Teodorico di Verona,
Dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta?
- Mala bestia è questa mia,
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand’io ritornerò - ...

Giosué Carducci in Rime nuove / Libro VI

Queste ultime formelle sono rovinate da numerosi crateri semicircolari scavati nella pietra. Il materiale di cui sono costituite è ricco di zolfo che se viene sfregato rilascia il caratteristico odore. Un tempo le madri che portavano i figli a messa, erano solite raccogliere un grosso sasso da terra e ruotandolo sulla pietra delle sculture facevano loro sentire "l'odore dell'inferno".

Le Torri

La chiesa di San Zeno è "incorniciata" ai lati da due torri.
A destra vi è il campanile, alto e slanciato, staccato di alcuni metri dal corpo della basilica. Fu realizzato contemporaneamente alla chiesa attuale dal maestro Martino.
A sinistra vi è invece un torrione merlato con il tipico aspetto di fortificazione.
Fino al 1325 San Zeno e la sua ricca abbazia erano fuori dalle mura di Verona. Furono inserite nelle difese cittadine solo con la costruzione delle nuove difese di Cangrande. Una ricca abbazia benedettina, piena di cibo e preziosi arredi sacri sarebbe stato un succoso obbiettivo per ogni esercito che avesse attaccato Verona. Per questo venne dotata di una propria cinta muraria, che circondava tutto il perimetro dell'abbazia, rinforzata da mura merlate a pianta quadrata. Quella che si vede oggi a fianco della chiesa è l'unica rimasta. All'interno è conservato un singolare affresco che raffigura i popoli della terra, a coppie, ognuno con abiti e copricapi esotici, che rendono omaggio al potere imperiale.

Il portale bronzeo

L'ingresso di San Zeno è chiuso da un portale in legno ricoperto da formelle a bassorilievo in bronzo. Sono 48 in tutto, 24 per ciascuna anta. Costituiscono una delle opere più straordinarie dell'arte medievale. Il portale in bronzo di San Zeno ancora oggi affascina il visitatore con le sue forme ancestrali e i suoi misteri.

I soggetti sono vari: episodi biblici, evangelici, gli esorcismi di San Zeno e altre di più difficile e controversa interpretazione, come le cosiddette "due madri", "i mascheroni" o "lo scultore".
Le formelle sono state realizzate da almeno due, forse tre autori anonimi, in momenti diversi a partire dall'anno mille, con uno stile così particolare e unico da farne un'opera d'arte assoluta e fuori dal tempo. Le formelle ritenute più antiche appaiono di una semplicità e di una primitività formale disarmante, ma sono sono dotate di una potenza espressiva e di soluzioni comunicative che stupiscono anche i più smaliziati osservatori contemporanei.

I Mascheroni Comunemente chiamati i "Mascaron", mascheroni, i grandi volti, umano e mostruoso, su entrambe le ante tenevano in bocca le maniglie del portale di San Zeno, oggi perdute.

L'Indemoniata Esorcismo di San Zeno San Zeno, ottavo vescovo di Verona, fu un potente esorcista. In una formella carica di forza espressiva è raffigurato nell'atto di estrarre il demonio dalla bocca di un'ossessa.

Il banchetto di Erode Il drammatico Banchetto di Erode è raffigurato in tre formelle allineate: la danza di Salomé, la decapitazione del Battista, la tavola di Erodiade. Il servitore che porta la testa del Battista, con un'invenzione artistica sbalorditiva, attraversa le tre scene collegandole.

Le due madri Una delle formelle più misteriose rappresenta due donne, ciascuna ai piedi di un albero intente ad allattare, una due bambini, l'altra due lucertole o altro tipo di rettile. Il significato è sconosciuto, forse un riferimento a testi sacri apocrifi.

Gesù e il sinedrio Cristo è al centro, la sua umiltà espressa nella linea delle spalle, nella postura delle braccia e del capo. Il contrasto coi sommi sacerdoti è sottolineato dalla diversa lunghezza delle vesti, dai cappelli elaborati mentre Cristo è a capo scoperto ma adornato dall'aureola.

La Crocifissione Alcune formelle conservano tracce della colorazione originale, forse a colori sgargianti, che doveva rendere l'aspetto del portale bronzeo della chiesa di San Zeno molto diverso da quello con cui si presenta oggi.

Le donne al sepolcro Le donne sulla destra, abbozzate dal modellato quasi infantile, trasmettono l'umiltà e lo spavento un attimo prima che si trasformino in incredulità e speranza. L'angelo, a sinistra, si staglia imponente e sovrannaturale. Al suo fianco il sudario abbandonato sul sepolcro.

L'Interno

Varcato il portale siamo finalmente dentro San Zeno. La struttura interna è divisa longitudinalmente in una navata centrale e due navate laterali.
Vi è poi un'ulteriore suddivisione in tre spazi distinti e collegati a creare un percorso simbolico:

Chiesa Plebana

Superato il portale bisogna scendere una scalinata che porta il visitatore nell'ampia chiesa "bassa" o plebana. Ciò rappresenta l'atto di umiltà che il fedele deve compiere al cospetto di Dio, riconoscendo i propri peccati.

Presbiterio

Attraverso due scale poste ai lati saliamo al presbiterio, dove si trova l'altare. Anche in questo caso lo spazio simboleggia il percorso di pentimento e redenzione che permette al fedele di risalire a Dio.

Cripta

Sotto il presbiterio si trova la cripta sotterranea. All'interno di una teca di vetro c'è il corpo di San Zeno, in asse con l'altare posto al piano superiore. L'attuale chiesa e i fedeli sono simbolicamente sorretti dal fondatore sopra il quale è costruita la chiesa.

La navata centrale è tagliata a metà dalla scalinata che scende alla cripta. Sopra si innalza una balaustra con le sculture in pietra degli apostoli.
La cripta è costituita da una vera e propria selva di colonne che reggono una volta a crociera. I capitelli sono uno diverso dall'altro, alcuni di epoca romana reimpiegati. Il corpo di San Zeno, avvolto in una tonaca rossa, il volto coperto da una maschera in argento è ben visibile attraverso la bara di vetro.

La Vasca del Demonio

All'inizio della navata sinistra è posta una grande vasca in porfido rosso. Si tratta quasi certamente di un manufatto di epoca romana, proveniente dalle terme che sorgevano dove oggi si trova il Duomo di Verona. Il materiale di cui è fatta non è presente né a Verona né nelle zone limitrofe. Nel medioevo nacque quindi la leggenda che fosse stata trasportata qui da Roma dal diavolo in persona, soggiogato dalla forza dell'esorcismo di San Zeno. La grande crepa che taglia in obliquo la vasca veniva indicata come il segno lasciato dagli artigli del demonio nello sforzo di sollevare il pesantissimo oggetto.

La Bibbia dei Poveri

Le pareti della chiesa alta o presbiterio sono ricoperte da affreschi trecenteschi. Sono immagini giustapposte, non un vero ciclo, con funzione didattica per i fedeli in un'epoca in cui la messa era recitata in latino e il popolo era per lo più analfabeta. Questo tipo di immagini vengono per questo chiamate la Bibbia dei poveri e sono caratterizzate da una grande facilità di comprensione. I personaggi evangelici e le azioni sono sempre chiaramente identificabili. Vi è una resurrezione di Lazzaro con il protagonista dipinto con la pelle verde a significare la putrefazione della morte e gli astanti che si tappano il naso, un San Giorgio e il Drago, vari San Cristoforo. Un affresco rappresenta la traslazione del corpo di San Zeno nella nuova basilica quando questa fu completata. Gli affreschi avevano una funzione didattica e non erano considerati opere d'arte di grande pregio. Già in epoca antica furono oggetto di vandalismo con nomi e frasi incise sull'intonaco. Le date vanno dalla fine del '300 al '700 e alcune scritte si riferiscono a eventi importanti avvenuti a Verona come guerre, saccheggi, terremoti, ecc.

San Zen che Ride

Nell'absidiola di sinistra trova posto una statua del santo patrono benedicente. San Zeno è scolpito nel marmo rosso di Verona su cui poi sono stati applicati dei colori. Il volto è scuro e ci ricorda l'origine africana del "Vescovo Moro". L'insieme è massiccio e sproporzionato ma non privo di attrattiva.

La statua era forse collocata in alto, per essere vista in scorcio dal basso. Lo suggerirebbe la posizione innaturale dei piedi. San Zeno tiene il pastorale da cui pende un pesce in argento e ci ricorda la passione del patrono per la pesca in Adige e il suo essere "pescatore di uomini" nella chiesa delle origini.
Il volto è caratterizzato da un ampio sorriso molto accentuato che ha fatto ribattezzare la statua il "San Zen che ride". Secondo la tradizione il vescovo di Verona era piuttosto benevole e gioviale.

Le pala del Mantegna

pala di Mantegna per San Zeno

L'altra eccezionale opera d'arte di San Zeno è la grande pala d'altare realizzata nel 1459 da un giovane Andrea Mantegna, promettente artista padovano, che di lì a breve sarebbe diventato uno dei padri del Rinascimento.

Si tratta di un'opera d'arte "totale" e "multimediale". È pittura, raffinatissima e dettagliata, piena di riferimenti e citazioni dell'antica arte romana di cui Mantegna fu grande ammiratore. È scultura, con il sapiente chiaroscuro che crea volumi e profondità tali che i personaggi sembrano uscire dalla superficie della tela e integrarsi con la cornice tridimensionale e l'ambiente esterno. È architettura, con la rivoluzionaria prospettiva interna al dipinto he si integra nella fuga prospettica delle colonne della navata centrale, diventando vero e proprio prolungamento della chiesa. Per aumentarne il realismo, Andrea Mantegna fece appositamente aprire la finestra sul lato destro dell'abside, così che la direzione della sorgente di luce virtuale del dipinto e quella della luce reale della chiesa coincidessero.
La pala del Mantegna fu rubata da Napoleone nel 1797. Fu restituita a San Zeno dopo la caduta del tiranno francese, grazie all'iniziativa diplomatica di Antonio Canova. Purtroppo i dipinti della predella rimasero in Francia e sono oggi esposti al Louvre e al museo di Tours.

Per saperne di più

L'eredità del Mantegna a Verona.

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Cenni Storici

Breve Biografia di San Zeno

Zeno, o Zenone, era originario della Mauretania, provincia romana di frontiera, corrispondente all'inciarca all'attuale Marocco. Per questo motivo viene definito il "Vescovo Moro" e spesso è raffigurato con la pelle scura. Una recente scansione laser del cranio e la ricostruzione 3D del volto del santo hanno in realtà messo in evidenza caratteri somatici europei.
Non si conosce molto della sua vita, ma divenne l'ottavo vescovo di Verona all'incirca tra il 370 e il 380 anno della morte.
La tradizione lo rappresenta gioviale e umile, intento a provvedere a sé stesso pescando nel fiume Adige i pesci che costituivano il suo pasto frugale.
Fu in realtà un intellettuale colto e raffinato. Ci sono pervenuti più di 80 dei suoi sermoni ed è annoverato tra i padri della chiesa.
Visse in un'epoca, qualche decennio dopo l'editto di Costantino (313 d.C.), in cui il paganesimo e le eresie erano ancora molto diffuse. Il pesce che pende dal pastorale nella classica raffigurazione non indica solo la passione per la pesca, ma soprattutto l'opera evangelizzatrice di un "pescatore d'uomini".

Morte e Sepoltura nella Necropoli

Alla morte, come era in uso nella cultura romana, le sue spoglie vennero sepolte fuori dalla cinta muraria, nella necropoli che sorgeva lungo la via Gallica, la strada consolare che collegava Verona a Milano. È probabile che la tomba di San Zeno, amatissimo dai fedeli, sia diventata ben presto luogo di preghiera e pellegrinaggi e che in breve nei pressi sia stato costruito un luogo di culto per accogliere i fedeli.

Le Prime Chiese

Da quella che doveva essere una piccola cappella, nel giro di alcuni secoli si passò alla realizzazione di edifici di culto via via più grandi e sfarzosi, affiancati inoltre da un monastero benedettino. Quest'ultimo era in grado di ospitare l'imperatore del Sacro Romano Impero con tutto il suo seguito, quando sostava a Verona nel tragitto che dal Brennero, lungo la val d'Adige, lo portava in Italia. In cambio il monastero riceveva diritti feudali su terreni, che messi a frutto dalla laboriosità dei monaci, la resero una delle più ricche abazie del nord Italia.

Le Forme Attuali

Il terremoto del 1117 che devastò Verona non risparmiò la basilica di San Zeno. Venne ricostruita tra il 1123 e il 1135 nelle attuali forme che ne fanno un esempio da manuale di architettura romanica: struttura a capanna, grande rosone, lesene, archetti rampanti, protiro con leoni stilofori e la muratura di strati alternati di tufo e mattoni.
Basilica e abazia di San Zeno rimasero a lungo fuori dalle mura cittadine tanto che si circondarono di un proprio muro difensiva, con torri e merlature per che le proteggessero da scorribande di barbari e predoni per i quali chiese e monasteri ricchi di provviste e tesori erano obbiettivi ambiti.

L'affresco della torre di San Zeno

Dell'abbazia oggi non rimane che il suggesivo chiostro con le caratteristiche doppie colonne in marmo rosso di Verona e una delle vecchie torri merlate che ospita al suo interno il più antico affresco conosciuto a soggetto profano: "i popoli della terra rendono omaggio al potere imperiale".

Il Ruolo Civile-Sociale

Nel corso dei secoli la chiesa di San Zeno svolse un importante ruolo civile oltre che religioso. Attorno all'abazia, grazie alla beneficienza dei monaci, ben presto sorse un quartiere popolare fatto delle piccole e umili casupole di chi non poteva permettersi un'abitazione all'interno delle mura.
Questo ruolo sociale di San Zeno si è riflesso anche nell'impianto decorativo della chiesa, con un continuo fondersi di elementi sacri e profani come le raffigurazioni dei mesi, le formelle e la lunetta a carattere storico. A San Zeno era conservato il carroccio, il carro che seguiva in battaglia l'esercito di Verona e sul quale veniva detta messa e dati gli estremi sacramenti ai combattenti feriti gravemente.

Dante e San Zeno

Dante, che rimase a Verona non meno di sette anni durante il suo esilio da Firenze, parla della basilica di San Zeno all'interno della Divina Commedia. Nel XVIII canto del Purgatorio Dante incontra l'anima di un vecchio abate dell'abazia di Verona.

Io fui abate in San Zeno a Verona
sotto lo ‘mperio del buon Barbarossa,
di cui dolente ancor Milan ragiona.

Dante Purgatorio - XVIII canto

Gli racconta di come Alberto della Scala abbia grave colpa per avere messo a capo dell'abazia il suo figlio illegittimo, "mal del corpo intero,  e de la mente peggio, e che mal nacque". Nel chiostro di San Zeno si può notare il sarcofago di un vecchio abate con chiaramente visibile lo stemma dei della Scala.

Per saperne di più

Dante a Verona, Verona nella Divina Commedia.

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Visite Guidate alla Basilica di San Zeno

San Zeno, proprio per la sua particolare storia, si trova a circa 20 minuti a piedi dal centro storico di Verona ma merita sicuramente una visita, tanto più se accompagnati da guide turistiche esperte che possano illustrarvi e farvi apprezzare la complessità e la profondità storico-artistica di questo meraviglioso capolavoro.

Una sosta a San Zeno può facilmente avvenire nel corso del giro in pullman che normalmente precede la visita a piedi del centro storico durante il più classico itinerario guidato di Verona. San Zeno fa parte del circuito di chiese dell'Associazione Chiese Vive che ne garantisce l'apertura con orari regolari. Per le visite non legate a motivi di culto è previsto il pagamento di un biglietto di ingresso.

Per maggiori informazioni sulle visite guidate di San Zeno e itinerari turistici a Verona:

+39 333 2199 645 info@veronissima.com P.I. 03616420232 C.F. CPPMHL74L13L781C